Francesco Biribanti racconta il suo Iran

Pianeta Volley
By Pianeta Volley Marzo 4, 2011 19:09 Updated

Francesco Biribanti racconta il suo Iran

Biribanti Francesco (Paykan)

Francesco Biribanti a muro con la maglia del Paykan Teheran

E’ il primo atleta italiano ad aver debuttato nel campionato iraniano. Il ternano Francesco Biribanti, opposto che in azzurro ha vinto l’Europeo 2003. Ha giocato a Treviso, Fano, Ravenna, Palermo, Latina, Verona, Corigliano, Cuneo e Modena. La scorsa stagione aveva fatto un’esperienza in Libano. Questa invece l’aveva cominciata in Montenegro, al Budva, dove però lo facevano giocare solo in champions. Quindi, a fine gennaio ha accettato l’ingaggio e si è trasferito a Teheran, dove schiaccia per il Paykan, la squadra che ha vinto gli ultimi 5 scudetti di fila ed è anche campione d’Asia. Il primo impatto è stato duro ha spiegato ‘Biri’: “Ho 35 anni e non ho vergogna a dirlo: finito il primo allenamento, in hotel mi veniva da piangere. Volevo tornare a casa. Appena arrivato per due giorni sono stato chiuso in hotel. Sono solo, perché non sono sposato e la mia fidanzata non potrebbe dividere una camera d’albergo con me. In nove giorni ho visto 45 film, meno male che me ne sono portati 110. All’arrivo avevo la barba bella lunga, come mi avevano consigliato. Dopo tre giorni ho capito che potevo tranquillamente tagliarla. Al primo allenamento, tutto lo staff di 7-8 persone era schierato dietro l’allenatore che parlava. Ogni tanto qualche parola in inglese per me. Intanto il custode della palestra ci girava attorno con una specie di turibolo pieno di carbone e ci cospargeva di fumo. E’ un rito scaramantico, non so. Finito l’allenamento abbiamo mangiato nello spogliatoio, in terra, seduti sul tappeto, senza posate. Il mio hotel è vicino e sono rientrato per riposare, molti miei compagni hanno materassini e coperte e hanno fatto un sonnellino in spogliatoio. Quando si va in trasferta però so che si va in splendidi alberghi a 5 stelle. Al pomeriggio abbiamo fatto 2 ore e mezza di partita fra noi, con un livello simile a quando giocavo a Modena o a Cuneo. Del resto diversi di questi ragazzi potrebbero giocare in Italia, ma non ci pensano neanche, qui nei top club si guadagna di più. Un centrale mi ha detto che prende più di 200.000 euro a stagione. A fine doccia, finalmente, e ho scoperto che non si possono togliere le mutande. In compenso i più giovani lavano la schiena al capitano. Le abitudini, i gesti sono diversi, c’è poco da fare. Ma cercare di capirsi è bello. I miei compagni parlano quasi tutti l’inglese e vedono l’Italia come noi possiamo guardare l’Nba del basket. Quindi si aspettavano o temevano che avrei fatto la star. Figuriamoci. Il secondo giorno abbiamo giocato un’amichevole, col Saipa, la squadra con cui il Paykan ha giocato la finale scudetto l’anno scorso (e dove allora c’era Angel Dennis, ndr). In tribuna nemmeno una donna. Abbiamo vinto 3-0, ed ho siglato14 punti. Alla fine mi hanno detto: complimenti, sei dei nostri. Era un provino e non lo sapevo. Il contratto l’avevo già firmato, ma se fossi andato male mi avrebbero rispedito a casa. Invece così tutta la tensione s’è sciolta. Forse io per primo ho cominciato a sorridere di più e i compagni in allenamento scherzano di continuo. Sono di una gentilezza e di una educazione che da noi non esistono. E hanno cominciato a chiamarmi Francescototti. Le incomprensioni sono sempre meno”. Nel frattempo il Paykan Teheran ha infilato cinque vittorie e Biribanti si sta abituando alla nuova esperienza. “Qui si gioca con una via di mezzo tra una maglietta come le nostre e una canotta: nel senso che la maglia è smanicata. Così la maggior parte del pubblico mi è sembrata più interessata ai miei tatuaggi (Biri ne ha 7 piuttosto visibili) che alla partita. Comunque. Ho fatto più foto e firmato più autografi dopo un match casalingo che in qualsiasi altra partita della mia carriera”.
(fonte Gazzetta dello Sport)

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