In Sardegna Giacomo Sintini si prepara per la nuova sfida

Pianeta Volley
By Pianeta Volley Agosto 3, 2012 00:01 Updated

In Sardegna Giacomo Sintini si prepara per la nuova sfida

Sintini Giacomo (barca)

momento di relax per Giacomo Sintini

L’ultimo anno di Giacomo Sintini è stato intenso. L’estate 2012 segna il primo periodo di vacanza vera del giocatore che fra pochi giorni tornerà in palestra. Da questa storia è uscito vincente insieme alla sua famiglia e alle persone che ha iniziato ad aiutare con l’associazione che ha fondato e che porta il tuo nome: «L’associazione che abbiamo fondato ha lo scopo di raccogliere fondi per l’ematologia e quello più importante di diffondere un messaggio di speranza per tutti coloro che stanno affrontando la malattia o che l’hanno superata». L’associazione è il presente. La tua malattia è un passato oramai alle spalle. Hai gli occhi così ridenti e infuocati di passione per quella tua vita che si chiama pallavolo e che tra qualche settimana riprenderai a vivere. Per te si sono mobilitati in tanti. Ma è stato il presidente Mosna in persona a volerti. Non penso perché colpito dalla tua storia e dal tuo meraviglioso coraggio, ma perché uno che come te ha sconfitto il cancro, diventa un avversario imbattibile e un invincibile compagno di squadra e di avventura. Sei rinato in una versione iper-moderna, definita 2.0 da Mauro Berruto. «E’ stata una definizione nata da un sms di Mauro mandato dopo che ho ottenuto l’idoneità sportiva. Nel messaggio ha scritto: “non vedo l’ora di rivedere all’opera il nuovo Jack in versione 2.0”. Questa cosa mi è piaciuta talmente tanto che ho scelto di portare sulla maglia il numero due che a Trento risulta libero. Il due rappresenta proprio questa mia nuova vita pallavolistica». E Trento sia. Ricominciando da quello che è un po’ l’Olimpo della pallavolo. «Ho messo moltissimo impegno per raggiungere il prima possibile l’idoneità ed entrare sul mercato subito. Pensavo di riprendere dalla serie B1 e non mi aspettavo assolutamente che il presidente Mosna mi chiedesse di giocare a Trento, la squadra più forte al mondo che disputa campionato, coppe, mondiale per club». Prima dell’annuncio del tuo passaggio a Trento, una breve parentesi con la nazionale. Ad accoglierti un affettuosissimo Dragan Travica che sembrava emozionato come se fosse il primo giorno di scuola, mentre si accingeva a palleggiare per qualche minuto con te davanti alle telecamere. «Sono stato accolto con grande gioia da tutti i giocatori e da tutto lo staff. Tutti mi hanno trattato con grande affetto e amicizia e questo mi ha fatto davvero piacere. Forse perché nella mia vita credo di aver seminato bene in questo ambiente e da parte del pubblico, dei giornalisti e dei compagni c’è sempre stato molto affetto». Ti chiedo come tu sia riuscito a creare tutto questo. Cosa ti ha portato a vivere tutto il 2011 e parte del 2012 tra letti di ospedale e cure micidiali senza mai perdere la minima speranza di tornare in campo. E soprattutto chi o cosa ti ha dato la forza di raccontare la tua esperienza con quella naturalezza spiazzante che ti contraddistingue e che ammiro più di ogni altra cosa. «Mi ha spinto il fatto che durante la malattia abbiamo cercato spesso degli esempi e delle persone che hanno affrontato ciò che abbiamo affrontato noi. Ho pensato subito che se fossi venuto fuori da questa malattia lo avrei raccontato a tutti e sarei stato la testimonianza del fatto che si può guarire perché la gente possa vedere in me una persona che ha stretto i denti ed è riuscita a farcela con la preghiera, l’affetto e non ultima la medicina che ha fatto passi da gigante». Il sole è ormai sorto. La nuova avventura è agli sgoccioli. «Eh si! Ad agosto ci trasferiamo tutti a Trento. Moglie, bimba cane e tartaruga! Ma prima ci concediamo qualche settimana in Sardegna. Ho bisogno di stare con loro e di recuperare tutto il tempo perduto la scorsa estate quando ho scoperto di essere malato. Dopo aver lavorato sul recupero fisico, voglio lavorare sul recupero mentale». Non posso che concludere questa intervista parlando con la moglie Alessia. Ha una bellissima voce, la voce di chi assieme a te ha visto il buio e la luce. Ma con te ha affrontato ogni momento e ora si gode trionfante assieme a tua figlia la vittoria più bella. «E’ stato tutto merito di Giacomo, si è impegnato e ce l’ha fatta. Stiamo facendo un percorso molto diverso. Ci siamo scambiati i ruoli, io ho bisogno di tanta calma perché ho corso troppo. In questo momento ho bisogno di vivere momenti molto lenti caratterizzati da grande serenità. Ero già stata a Trento due anni fa quando si è allenato per un periodo per l’infortunio di Raphael. Credo sia un dono del cielo poter arrivare in questo momento in un posto così. Anche la bambina sta tornando alla normalità. Le è stato spiegato tutto e adesso è contentissima di godersi la sua mamma e il suo papà che è tornato a sorridere». Il nostro viaggio è terminato. Grazie per avermi permesso di fare questa lunga passeggiata assieme a te caro Jack. Per entrare con te e la tua famiglia in un mondo fatto di emozioni forti e diametralmente opposte. Ora ti aspetta un altro viaggio, stancante, soddisfacente, sfidante. Sarò uno di quelli che spererà di accompagnarti ancora virtualmente in questo metaforico percorso di successi e trionfi. Ancora bentornato.
(fonte Il Tuo Volley)

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