Fabio Catarinelli lascia la pallavolo

Fabio Catarinelli

Il libero, icona del volley umbro, ha deciso di dire basta con la pallavolo professionistica all’età di 23 anni. L’indiscrezione è stata raccolta dai compagni di spogliatoio e poi confermata alla conferenza stampa svoltasi ieri al Delphina Palace Hotel. «Nun ce vengo più» avrebbe dichiarato la fuoriclasse folignate Fabio Catarinelli. Di particolare effetto il gesto dell’atleta che a sorpresa ha appeso il chiodo al muro davanti ai giornalisti e alle autorità accolte nella sala conferenze. Salutati i sostenitori al termine della sua ultima partita ufficiale conclusa con una delle sue migliori prestazioni, a nulla è valso il loro tentativo e dei molteplici amici che hanno tentato di far cambiare idea a colui che è stato un punto di riferimento per tutti i pallavolisti regionali. Questa la telegrafica risposta: «Oramai j’ho dato la martellata finale». L’evento, se pur improvviso, era stato meditato da lungo tempo da Catarinelli che, esasperato dagli orari e dagli sforzi in palestra pesi, aveva più volte avvertito il tecnico della folignate Roberto Farinelli il quale ha dichiarato: «È un momento tragico per la pallavolo regionale e non solo, non credevo che la presenza continua di Ciani agli allenamenti potesse angosciarlo così tanto. Lascia un vuoto incolmabile, mi chiedo se ha più significato andare avanti. Credo che tutti dovremo prenderci le nostre responsabilità a partire da Radi e le sue cene… da Di Renzo e le sue doti… e sopratutto da Poccia ed il suo Cacio». Si vociferava nei corridoi di alcuni screzi all’interno degli spogliatoi poi subito smentiti dall’atleta. «Mi mancheranno gli acuti di Marchino e la risata di Maracchia» ricorda con tono già nostalgico. Non sorprende che il giocatore a lui più vicino sapesse già quali notizie sarebbero state rivelate in questa conferenze stampa. Il palleggiatore e confidente Travicelli è stato tra coloro che ascoltando aumentare di giorno in giorno la disperazione del giocatore lo avrebbe incitato ad uscire dal circuito: «Gli dicevo spesso: ah Fabiè! Ma che stai a fa»?!?

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