Lucia Marcacci: «La School Bastia ha i numeri»

Pianeta Volley
By Pianeta Volley Marzo 10, 2016 18:00 Updated

Lucia Marcacci: «La School Bastia ha i numeri»

Marcacci Lucia (esulta)

la regista Lucia Marcacci (foto Michele Benda)

È stata il primo, fondamentale, tassello dell’allora costituenda School Volley Bastia, ma soprattutto ha un bagaglio di esperienze di altissimo rilievo, tanta B, ma soprattutto la A2 ad Ancona; quasi sempre capitano… e la dice lunga. Tanti successi sul campo, ma anche una grande passione per la matematica, e se fuori dallo spogliatoio è insegnante, anche al suo interno, per tutte, è ‘la prof’. Questione di stile e, soprattutto, questione di numeri. Lucia Marcacci, tra un palleggio e l’altro, ha deciso in estate di lasciare la fascia a San Giustino per arricchire la formazione delle scolare: «Sono stata il primo innesto per due motivi, uno oggettivo ed uno soggettivo. Il motivo oggettivo è che il palleggiatore è quasi sempre una delle prime pedine nella costruzione di una squadra. Quello soggettivo è che non mi volevo spostare tanto da casa e, valutando tra le varie società che si erano fatte avanti, il tandem Mandò-Sperandio ha avuto sicuramente il suo peso. Il presidente Dario Mandò lo conosco da tanto ed ho una profonda stima di lui, è una persona iper-corretta ed oggi è difficile trovarne. Con lui ho parlato tanto, e siamo riusciti a creare una bella compatibilità nella formazione della rosa. In realtà non conoscevo molto bene Gian Paolo Sperandio, mi aveva allenato solo agli universitari, ma non ero mai riuscita a giocare in una sua squadra. Parlando con lui è nata in me una grande curiosità; d’altronde ho sempre giocato contro le sue squadre ed ho potuto vederne i frutti! Per quanto riguarda alcune compagne, idem, giochiamo insieme o contro da tanto tempo, siamo il ramo vecchio della squadra». Una vita tra i numeri la sua, che si concilia con la pallavolo in maniera strana. «È bello giocare con gente giovane perché poi la ritrovi a scuola. Le conosci in palestra e sai come meglio prenderle tra i banchi, impari a condividere tante cose. Più complesso è il contrario, in precedenza non amavo dire alle mie alunne che giocavo a pallavolo, ora invece sto cambiando idea; se vedono che oltre allo studio c’è anche una persona, che riesce a fare sport, possono convincersi che ciò sia possibile anche per loro». Ha intrapreso una bella carriera che ti ha portato anche in A2… «Diciamo che sono arrivata anche tardi in A2. Avevo avuto questa possibilità diverse volte, ma l’ho sempre scartata per lo studio. Solo quando mi mancavano due esami alla laurea allora ho deciso che era il momento giusto. Nessun rimpianto, perché sapevo che non me lo sarei potuta permettere (i tanti allenamenti, un’organizzazione diversa), certo, avrei preso un’altra piega pallavolistica… ma non mi sarei laureata. I palleggiatori, si dice, campano di più perché maturano certe capacità più tardi negli anni e sono meno propensi ad usure di muscoli, perciò il periodo era giusto; ho preferito lo studio e, poi, il lavoro». Tra i tanti ricordi spiccano alcuni da considerare belli ed altri brutti. «La pallavolo dà gioie e dolori. L’esordio in serie A sicuramente è stato bellissimo, ma ancora di più il passaggio dalla B2 alla B1 a Marsciano, a 18 anni. Però ci sono annate che vanno male, dinamiche che non funzionano ci possono stare, tornata da Ancona ero giovane ed avevo tante richieste, ma nelle Marche non c’era Matematica e ho scelto di tornare a Perugia, purtroppo è stato un anno molto deludente, diciamo». Nello spogliatoio è la prof. con la responsabilità è essere la saggia del gruppo. «È una grande responsabilità. Chi sceglie di essere professore, deve esserlo sempre e, sopratutto, deve essere bene sé stesso. Sono tutti bravi a dare regole agli altri, senza però rispettarle. Dico a tutte di impegnarsi nello studio, di metterlo prima rispetto alla pallavolo. Certo, all’inizio pensavo di essere l’unica maggiorenne, mi prendeva male. Come già hanno detto altre compagne, la paura che non fossero rispettose e dedite all’impegno c’era. Per fortuna loro rispecchiano noi da piccole, hanno un grande entusiasmo, e mettono sempre quel pizzico di allegria. Il rapporto con loro è eccezionale». Vincere il campionato assumerebbe un significato grande. «Sarebbe un traguardo meraviglioso ed inaspettato, nessuno ci ha mai detto, ad inizio stagione, di lottare per vincerlo. L’obiettivo era la salvezza ed il giocare in tranquillità. Sarebbe una grande soddisfazione personale, e soprattutto farebbe benissimo alle ragazze più giovani, e ad un ambiente disinnamorato della pallavolo. Sarebbe un traguardo per tutto! Per vincere ci vuole umiltà e lavoro. Mai cullarsi su quello che di buono si è fatto. Un passo alla volta. La nostra arma in più è il gruppo! Ne abbiamo più delle altre, sia per il numero, che garantisce un gran ritmo, sia per la coesione, il binomio giovani-esperte sta funzionando». Dopo Gubbio, altra partita dura quella con Macerata… «Sono diverse settimane che lo dico, sarà una delle più decisive. Il problema è che hanno iniziato male, ma con qualche acquisto hanno trovato un assetto diverso ed hanno enumerato una striscia positiva lunga quasi quanto la nostra. Sarà tosta, non sappiamo bene quello che ci aspetta rispetto all’andata. Sarà senz’altro una bella partita, tra due squadre in crescita».
(fonte School Volley Bastia)

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