Ivan Zaytsev è sempre più una star per i giovani

Pianeta Volley
By Pianeta Volley Gennaio 25, 2017 14:30 Updated

Ivan Zaytsev è sempre più una star per i giovani

Zaytsev Ivan

Ivan Zaytsev

È stato ribattezzato effetto-Zar. A Monza lunedì, come nel match di superlega contro Perugia del 13 novembre (primo sold-out nella storia del club brianzolo nella massima categoria), c’era un autentico fiume di persone ad attenderlo. L’evento organizzato all’Adidas Brand Center ha mobilitato la solita folla di appassionati di pallavolo per il primo atleta della pallavolo italiana a diventare testimonial del brand tedesco. Lo spoletino Ivan Zaytsev ha raccontato gli aneddoti della sua vita, dalla famiglia che lo ha condizionato alla sua ultima esperienza a Perugia. «Ho sempre detto quello che penso, ma non mi pento neppure un secondo. Adesso voglio vincere a Perugia» Nella platea c’erano gli studenti del Politecnico di Milano ed i giovani pallavolisti. Preludio alla chiacchierata tra campione e tifosi il video delle semifinali di Rio 2016 dove si trasmette per l’ennesima volta il famoso finale del quarto set tra Italia e Stati Uniti con tre ace che cambieranno il match e propizieranno una medaglia d’argento. «Quella semifinale contro gli Usa è stata un’altalena di emozioni incredibile. L’abbiamo vissuta come in una bolla, isolati da calore, affetto, curiosità, tifo che provenivano dall’Italia. Man mano che vincevamo le partite ci raccontavano il ‘casino’ che stava succedendo». Tante le domande dei giovani presenti tra il pubblico, con il racconto che parte da quando Ivan era ancora ai primi approcci con la pallavolo. «A casa, da ragazzino, si parlava di volley prima, durante, dopo gli allenamenti. Con un padre come il mio che mi diceva sempre “Palleggia, palleggia” ho iniziato da alzatore. Ho seguito i suoi consigli, poi a un tratto ho scelto di seguire il mio istinto, la passione, e diventare schiacciatore. Così sono arrivate tante soddisfazioni». Zaytsev il figlio d’arte. «Mio padre Viacheslav con l’Urss ha vinto una Olimpiade ed è stato eletto due volte miglior giocatore del mondo. Se da ragazzo mi fossi fermato davanti ai suoi trofei mi sarei detto “meglio andare a zappare la terra”. Voglio continuare a crescere e vincere con una società costruita per questo. Non sarà facile perché l’ambiente è particolare, dobbiamo solo sbloccarci, conquistare il primo trofeo con Perugia, quindi apriremo un bel ciclo». Ciclo che potrebbe portare la firma di Lorenzo Bernardi in panchina. «Nel 2009 ci incontrammo per la prima volta, ma non ci eravamo capiti. Ai tempi “Lollo” aveva un carattere intrattabile e doveva crescere come allenatore, l’ha fatto girando il mondo. lo pure ho fatto un percorso. Adesso ci siamo ritrovati nel campionato più bello di tutti». La firma degli autografi vincente «Bernardi è un vincente di natura e vuole riassaporare il sapore del successo come coach. È stato il più forte nel suo ruolo, che poi è anche il mio. Certo per me ogni giorno in allenamento è come avere una scimmia attaccata alla spalla che mi dice cosa devo fare». La sconfitta di Modena non toglie il sorriso allo Zar. «Lollo ha detto che dobbiamo essere più cinici, avere più cuore e più palle per chiudere queste partite. Abbiamo mollato con la testa. Dobbiamo crescere. Da qui alla fine del campionato rivedremo Modena e ci rifaremo. La prossima di superlega affronteremo Civitanova Marche, al momento la squadra che gioca la miglior pallavolo. Sono in forma in vista delle final four di coppa Italia: speriamo facciano bene, così magari sbragano e noi potremo approfittarne (sorride Zaytsev, ndr). A parte gli scherzi dovremo prepararci al meglio, e la partita difficile di champions league in Russia della prossima settimana servirà anche a questo». In conclusione un messaggio ai giovani. «Siate sempre voi stessi con amore e passione. All’inizio soprattutto il volley è divertimento e condivisione con i compagni, fiducia reciproca, non si vince da soli in questo sport. Ho fatto tanti errori nella mia vita, dicendo sempre ciò che pensavo, ma non ne rimpiango nessuno perché anche tramite quelli sono arrivato a una maturazione sportiva, professionale e familiare».

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