Ivan Zaytsev: «Mi auguro che l’Italia torni a splendere»

Pianeta Volley
By Pianeta Volley Gennaio 5, 2017 10:30 Updated

Ivan Zaytsev: «Mi auguro che l’Italia torni a splendere»

Zaytsev Ivan (tuta)

Ivan Zaytsev (foto Michele Benda)

Dopo la semifinale contro gli Stati Uniti a Rio de Janeiro, la Gazzetta dello Sport titolò in prima pagina “Tutti pazzi per il volley”. Una squadra con tante storie di successo, ma è indubbio che nell’immaginario collettivo il volto azzurro della pallavolo è diventato Ivan Zaytsev, 28 anni, genitori russi (il papà è stato un campione olimpico dell’Urss), ma storia tutta italiana, a cominciare da quel suo accento inconfondibile. Maturato fra l’Umbria e Roma. Zaytsev, piace e conquista, per come schiaccia, ma anche per come si pone, un po’ guascone, molto tatuato, crestato, ma sempre autentico. Partiamo da quel 21 agosto al Maracanazinho per capire quante volte ha ripensato a quella finale. «Poche volte. Nel senso che non l’ho mai rivista. Non ho quindi mai pensato al gioco, alla parte tecnica di quel match. Quindi ogni volta che incontro qualcuno che mi parla di quella medaglia o che mi fa i complimenti, la mia prima sensazione è quella di uno che non è contento». Ve la sentivate diversamente questa partita… «Ci sentivamo al posto giusto, al momento giusto. Ci sentivamo pronti. Per come erano andate le cose, pensavamo di essere arrivati alla finale nel migliore dei modi». Se quella partita non ha cambiato la storia dell’Italia all’Olimpiade (è la terza finale persa su te disputate), ha cambiato la percezione che gli altri hanno di lui. «Diciamo che in tanti si sono accorti perché c’è stata una copertura televisiva da Olimpiade. Ovviamente la risonanza mediatica che ha una manifestazione come questa è differente. È bastato sfruttare questo momento per avere da parte degli italiani tanta passione, tanto coinvolgimento. Adesso, come non è giusto che sia, l’interesse scema, perderemo un po’ di quelle luci che si erano accese su di noi». Se sta scemando l’effetto Olimpiade, nei palazzetti non scema l’effetto Zaytsev. Dove gioca Perugia è tutto esaurito… «Questa inizia a non essere più una coincidenza… magari non vengono per vedere solo me, ma anche me. Magari vengono per vedere dal vivo la battuta, che è un po’ il mio marchio di fabbrica. E questo non può che farmi piacere. Mi dispiace solo per tutte le persone che mi assaltano a fine partita, vorrei dedicare loro un po’ di tempo in più, ma non sempre è possibile». Fra gli ‘assalitori’ di Zaytsev c’è un po’ di tutto, piace alle ragazzine, alle mamme, ai giovani. «Mi fa piacere. Forse la gente vede quello che sono veramente, il cuore e la passione che ci metto. Non tutti magari riescono a esternarla come capita a me, magari qualche volta anche esagerando. Mi viene in mente un parallelo musicale. Un conto è vedere un gruppo dal vivo, un conto è ascoltare solo la sua musica. Vivere a pochi metri di distanza quell’effetto lì, vedere la passione che ci metto è quello che piace alla gente». Nel 2016 c’è stata che la sua prima esperienza tv. «A volte presente in carne e ossa, a volte per impegni pallavolistici sono andato in tv cartonato. È una esperienza che mi è servita per staccare un po’ la testa. Visto anche il tanto scetticismo che c’era prima di questa esperienza. “Non penserà più alla pallavolo” avevano detto “Si distrarrà”. Una visione un po’ ristretta. Basta guardare al basket nba, dove ci sono professionisti che prendono stipendi anche miliardari, e molti hanno programmi tv personalizzati, brand di abbigliamento, impegni molto più intensi dei nostri e giocano tre partite a settimana. Io per quello che ho potuto ho cercato di sfruttarla al massimo. Mi piace questa idea di fare la tv senza copioni, molto in diretta, molto libero. Io arrivavo da Perugia senza avere nulla di preparato. Non c’è nulla di costruito. Avrei detto più cose ma a volte mi sono dovuto mordere la lingua… è stata una bella esperienza e magari ce ne saranno altre». Ora è tempo di pensare alle aspettative per il 2017. «Voglio continuare a crescere, gennaio sarà molto importante (fra coppa Italia e champions league, ndr). Spero di avere delle conferme rispetto al 2016, sia con la nazionale, sia con il club. Sarebbe facile dire voglio vincere la champions league, lo scudetto, la coppa Italia con Perugia. Quelli sono gli obiettivi. Per arrivarci ci vuole un percorso». L’atleta originario spoletino non si considera vanitoso. «Cerco di prendermi cura del mio aspetto estetico o di curare il fisico, ma non divento matto». Ha vissuto due anni in Russia, ed ora ama ancora di più l’Italia. Nel suo corpo trovano spazio molti tatuaggi e per il 2017… «È una cosa che dipende molto dal momento. Adesso voglio terminare con la colorazione quello sulla gamba sinistra per il quale ci vorrà ancora del tempo. Poi si vedrà». L’auspicio per la pallavolo italiana nell’anno che è cominciato è chiaro. «Che riesca a rosicchiare spazio e visibilità perché siamo atleti che sanno far emozionare e vincere l’Italia malgrado siamo ritenuti dilettanti, sarebbe bello avere un po’ più di palcoscenico. Oppure che i calendari vengano rivisti perché essere impegnati 350 giorni l’anno e avere una ribalta ogni quattro anni è ingiusto. All’Italia auguro che torni a splendere come merita. È il paese più bello del mondo e dobbiamo volergli più bene, dobbiamo unirci un po’ di più, essere fratelli e figli di una stessa patria. Questo mi auguro per il paese ma anche in fondo per ognuno di noi».
(fonte Gazzetta dello Sport)

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