Marko Podrascanin: il marchio di Perugia a muro

Pianeta Volley
By Pianeta Volley Novembre 27, 2018 13:15 Updated

Marko Podrascanin: il marchio di Perugia a muro

Podrascanin Marko (muro)

Sir Safety Conad Perugia a muro con il centrale Marko Podrascanin (foto Michele Benda)

Muro ago della bilancia nella pallavolo e anche la superlega maschile non si sottrae a questa regola non scritta. Nelle partite equilibrate conta ogni singolo dettaglio, ma quasi sempre chi mura meglio riesce a portarsi a casa la vittoria. È successo anche domenica scorsa quando la Sir Safety Conad Perugia, nonostante la solita prova eccellente in battuta (tredici ace), ha avuto un rendimento peggiore dei Monza nel fondamentale più tecnico e difficile della disciplina. D’altra parte il muro costituisce una parte importante della componente mentale di un giocatore e di una squadra perché la gioia e la convinzione che si riceve da un punto fatto fermando l’attacco avversario è più alta che in altri gesti, aumenta smisuratamente l’autostima. Pari solo alla difesa, che però non fa punto. Questa analisi empirica non trova conferme in studi scientifici ed è ovviamente opinabile, ma ha un suo fondamento. Non è un caso infatti che i block-devils, pur non avendo un rendimento straordinario in questo fondamentale, hanno avuto un’efficacia simile o maggiore dei loro rivali. Le prestazioni migliori sono state quelle di Verona (undici messi a segno e quattro subiti), quella di Civitanova Marche (sette siglati e due rimediati) e quella di Vibo Valentia (otto a tre). Pare dunque che in trasferta i bianconeri riescano a dare il meglio di loro, ma questo è un dato ancor meno scientifico. Per i perugini è ormai diventato un marchio registrato l’urlo di gioia dopo ogni muro preso. Se il pubblico ama alzare il cartello con la scritta ‘murato’ ogni volta che la propria squadra fa punto, quando succede i campioni d’Italia esultano a modo loro riunendosi a centro campo facendo una coreografia con tanto di urletto “uh uh uh”. A lanciare questa simpatica esultanza è stato Marko Podrascanin durante un allenamento ed ora è diventata una tradizione, tanto che ormai viene imitata in molti altri campi. Il fuoriclasse serbo è uno dei migliori interpreti del muro ed ha appena oltrepassato quota 800 colpi vincenti in carriera, dimostrando che a rete bisogna temerlo molto. Vero è altresì che Monza è la prima squadra per numero di punti realizzati nel fondamentale e anche stavolta ha fatto emergere questa sua spiccata caratteristica. Non ha fatto drammi il tecnico Lorenzo Bernardi che è partito dal risultato del concorso dei migliori allenatori italiani dell’anno per fare delle considerazioni sul suo profilo social: «Trovarsi sul podio dei primi tre allenatori dell’anno mi rende felice, carico, orgoglioso e consapevole. Consapevole che questo è un risultato costruito dal nostro impegno sul campo, dai vostri cori sugli spalti, dalle amarezze per le sconfitte ma soprattutto dagli abbracci nelle vittorie, perché solo percorrendo la stessa strada, con lo stesso spirito e la stessa energia, raggiungeremo obiettivi che sembrano irraggiungibili. Continuiamo così per andare a prenderci la gloria… insieme». Sulla prima sconfitta stagionale il libero Massimo Colaci ha voluto precisare: «Intanto non parlatemi di sconfitta salutare perché le sconfitte non sono mai salutari. Prima di tutto merito a Monza che ha fatto un’ottima gara. Hanno battuto a tutto fuoco, gli è entrata e ci hanno messo in difficoltà. Noi siamo mancati secondo me un po’ in tutti i fondamentali nel senso che potevamo fare meglio un po’ in tutto. Detto questo, quando dico che la superlega è difficile lo dico perché è vero, se non giochi al 100% perdi e con Monza lo abbiamo visto. Per cui merito a loro e di conseguenza demerito nostro. Ora si riparte. Sia quando vinciamo che quando perdiamo, cerco di capire sempre ogni volta cosa è andato bene e cosa male e lavorare ovviamente su ciò che è andato male. E così faremo anche stavolta. Non mi esalto quando vinco, non mi abbatto quando perdo, siamo a novembre ed ancora di strada da fare ce n’è tanta. È chiaro che noi entriamo in campo per vincerle tutte, è la nostra mentalità. Ma nello sport si vince e si perde, cercheremo di capire cosa non è andato e ci lavoreremo. Non è certamente una sconfitta che cambia il nostro modo di lavorare in palestra e di stare in campo».

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