Lorenzo Bernardi si racconta

Pianeta Volley
By Pianeta Volley Giugno 27, 2019 12:00 Updated

Lorenzo Bernardi si racconta

Bernardi Lorenzo (riflessivo)

Lorenzo Bernardi (foto Marika Torcivia)

In una intervista apparsa oggi sulle pagine del quotidiano nazionale Repubblica Lorenzo Bernardi si racconta, ecco alcuni estratti partendo dal suo ultimo tatuaggio che raffigura il premio di miglior giocatore del XX secolo: «È su un fianco, una parte del corpo che non si può vedere. Certo, adesso che andrò al mare non potrò nasconderlo. Ne ho anche altri, il nome di mio figlio, le iniziali di mia moglie e dei miei genitori. Ho anche un delfino perché il mio sogno fin da bambine nuotare con i delfini allo stato selvaggio». La descrizione di quel disegno apre la sua autobiografia ‘La regola del 9’ appena uscita, spiega così le ragioni di come mai l’ha fatta adesso. «Non mi sono mai piaciute le biografie sportive. Quando mi è stata proposta la prima risposta è stata no. Poi ho messo una condizione, il centro doveva essere il come e non il cosa. Ci sono aneddoti della mia vita che raccontano come mi sono fatto trovare pronto in un determinato momento. Ho sempre vissuto per cercare di migliorarmi». A cinquant’anni l’ex atleta della generazione di fenomeni è ora allenatore senza panchina, con una fama di essere antipatico. «Forse perché ho il più bel pregio che si possa avere ma che nella nostra quotidianità è il più grande difetto, dico quello che penso». Nel 1990 ha vinto il suo primo mondiale, cominciando a scrivere la storia. «Sembravamo amici ma non lo eravamo. Anzi, in campionato eravamo acerrimi nemici. Se penso alle sfide tra me e Zorzi e a come ci rapportavamo in campo… ma quando vestivamo la maglia azzurra l’obiettivo finale superava tutto il resto». Il suo metodo di lavoro da atleta prevedeva darsi delle sfide quotidiane. «Questo è molto stressante. La mia vita ancora oggi è una sfida continua. Mi rilasso dormendo. Mio figlio non ha mai giocato a pallavolo, e ne sono stato felice. Avrebbe avuto un cognome troppo pesante, la gente lo avrebbe messo di fronte a termini di paragone spaventosi».

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