Spirito di Squadra: successo alla serata con Miriam Sylla

Pianeta Volley
By Pianeta Volley Ottobre 7, 2019 12:30 Updated

Spirito di Squadra: successo alla serata con Miriam Sylla

Sylla Miriam (autografi)

l’atleta della nazionale italiana Miriam Sylla firma gli autografi dopo la presentazione del libro a Gubbio

Vederla concentrata e scatenata sul parquet non rende bene l’idea di ciò che è veramente Miriam Sylla. Un vulcano quando è in campo, una croce per le avversarie e una delizia per le compagne, ma nella vita di tutti i giorni è semplicemente Miriam, una ragazza perdutamente innamorata della pallavolo che a 24 anni ha già toccato vette altissime in un mondo dove la competizione aumenta di stagione in stagione. La semplicità disarmante che trasmette all’esterno dei palazzetti è molto più di un semplice biglietto da visita: la sua storia ha provato a metterla in un libro, scritto assieme al giornalista Maurizio Colantoni, dal titolo Tutta la forza che ho, nel quale ha ripercorso tutte le tappe più significative della sua carriera. Ed è il motivo che l’ha portata nella serata di venerdì 4 ottobre ad aprire idealmente la due giorni di Spirito di Squadra, ritrovandosi in una Sala del Refettorio della Biblioteca Sperelliana gremita in ogni ordine di posto. «Quando ho visto tutta questa gente mi è venuto un colpo, davvero sono andata in panico. Veramente non me l’aspettavo. Dopo un viaggio di cinque ore in pullman, nelle quali peraltro ho praticamente dormito dal primo all’ultimo chilometro, ritrovarmi davanti a questa platea sulle prime mi ha spaventato. Ma è bello essere a Gubbio per questo evento ed è ancor più bello constatare la passione e l’amore di questa città nei confronti del nostro sport». Nell’incontro ha aperto lo scrigno dei ricordi, raccontando la propria esperienza e le sensazioni raccolte dopo aver già fatto un bel pezzo di strada tra club e nazionale. Il libro parla soprattutto degli ultimi anni della sua carriera, quelli segnati anche da tante vicende familiari. «Quando mi venne chiesto di scrivere questo libro risposi che non ero d’accordo perché non sapevo davvero cosa raccontare. Ne parlai in famiglia e ricordo bene la grande gioia che provò mia madre alla quale sarebbe tanto piaciuto poter leggere quelle pagine e scoprire magari qualcosa in più sui di me. Purtroppo in quel periodo lei era già malata e io ero irremovibile all’idea di non proseguire con il progetto propostomi da Maurizio Colantoni. Il giorno in cui mia madre morì, sull’onda emotiva del momento ho capito che dovevo farlo, perché è quello che lei avrebbe voluto che facessi. Quello che c’è dentro questo libro è una storia vera, reale, vissuta dalla prima all’ultima pagina, ma è anche un modo per far comprendere alle nuove generazioni quanto possa essere grande la passione e cosa può spingerti a fare». Nata a Palermo da genitori ivoriani, la sua famiglia si è trasferita pochi anni dopo la sua nascita in provincia di Lecco. È diventata un modello per il mondo della pallavolo femminile tanto per la straordinaria bravura sul campo (eletta miglior schiacciatrice sia dei Mondiali 2018, sia dei recenti Europei 2019), quanto per il fatto di essere un simbolo di integrazione. «Ho risposto mille volte a queste domande che pure per me sono vuote, perché saremo pure state ribattezzate come le ragazze della nazionale ‘multicolor’ ma ci sono tante altre giocatrici di origini straniere e a nessuna di loro vengono rivolte le domande che fanno a me e a Paola Egonu. In alcuni momenti difficili della mia carriera ho ricevuto tanti insulti gratuiti e cattiverie da parte di tante persone, molti sono arrivati a dire che la colpa è di chi ci aveva accettato, ma io non sono stata accettata proprio da nessuno. Ho fatto la mia strada, ho avuto la mia storia e quando indosso quella maglia della nazionale provo sensazioni uniche e irripetibili allo stesso tempo». Tanto che in molti la definiscono la vera leader del gruppo azzurro, argento ai Mondiali 2018 e bronzo agli ultimi Europei. «In verità tutte siamo leader, ma ognuna di noi esterna la cosa in maniera diversa. Io non riesco a nascondere quello che provo, almeno non in campo». Fuori Miriam si professa socievole e simpatica, affabile e mai rancorosa. Dicono che sia un po’ matta. «In realtà mi definirei diversamente estroversa». I racconti legati alla propria famiglia s’intrecciano e fanno emergere la Miriam che a 24 anni sogna ancora grandi traguardi. «Non penso al futuro, preferisco concentrarmi sull’oggi perché è l’unica cosa che conta. Spero di poter vivere una bella due giorni a Gubbio e spero di essere sempre un buon esempio per tutte coloro che seguono il nostro mondo». A fine serata è arrivato anche un simpatico omaggio, una palla di Natale realizzata dall’artista Giampietro Rampini, dalla moglie Rossana e dalla figlia Giulia, poi è scattata l’invasione di giocatrici e appassionati che si sono fatti firmare ben volentieri una copia del libro (andato a ruba) ed hanno strappato un selfie.

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