Alcune considerazioni sullo stop dei campionati

Pianeta Volley
By Pianeta Volley Febbraio 25, 2020 10:00 Updated

Alcune considerazioni sullo stop dei campionati

Civitanova-Perugia (campo)

una immagine del palasport di Casalecchio di Reno durante la finale di coppa Italia tra Civitanova Marche e Perugia (foto Fabrizio Zani)

Nelle ultime ore si sono susseguite diverse comunicazioni ufficiali provenienti dai vertici sportivi della pallavolo, ultima delle quali quella di ieri sera.

La Federazione Italiana Pallavolo, nel monitorare costantemente l’evolversi della situazione legata al Coronavirus, a seguito delle istruzioni recentemente emanate dagli organi competenti, specifica che rimane sospesa l’attività di gara ad ogni livello (campionati nazionali, regionali e territoriali) fino al 1 marzo 2020 e che è consentito soltanto lo svolgimento degli allenamenti, purché effettuati a porte chiuse.
Si ricorda a tutti, e in particolare ai Comitati Regionali e Territoriali della Fipav, che tali provvedimenti federali sono in ogni caso soggetti al rispetto delle ordinanze regionali e/o territoriali in vigore.

Si resta dunque in attesa di ulteriori sviluppi ed indicazioni da parte del Coni e del Ministero dello Sport, al termine della Giunta Coni programmata per la giornata di oggi 25 febbraio 2020.

La cosa che però stona è il fatto che alcune manifestazioni sono state sospese ed altre no, la pallavolo infatti ha fermato tutte le competizioni nazionali mentre il basket ha continuato a giocare. Gli sport al chiuso sono considerati più a rischio per il maggior contatto possibile tra le persone che sono sugli spalti, malgrado ciò anche tra gli sport all’aperto c’è chi ha bloccato il campionato, è il caso del rugby, del golf e dello sci, mentre il calcio ha deciso di far disputare qualche partita e qualche altra no.

Volendo concentrare il discorso sugli allenamenti a porte chiuse, vale la pena di riflettere che molte delle palestre, quasi tutte, dove si svolge attività sportiva, sono frequentate dalle scuole, che non hanno chiuso i battenti e continuano ad essere aperte. Questo vale almeno per l’Umbria. Va da sé che le decisioni che stanno prendendo i vertici delle istituzioni sono assolutamente indipendenti l’una dall’altra, talvolta in conflitto tra loro.

Ma la cosa che desta più scalpore allo scrivente, ma non solo, è che ad esempio la finale della coppa Italia di superlega maschile sia stata fatta disputare domenica a Bologna, già quando erano uscite delle restrizioni dalla Fipav che sarebbero entrate in vigore da lunedì. Tutto ciò in un palasport che è stato affollato da tifosi provenienti da ogni parte d’Italia e dove prima della finalissima tra Perugia e Civitanova si è disputata la finale di A2 tra Bergamo e Brescia, due delle zone più vicine ai focolai del coronavirus (dove l’attività è stata bloccata anche per gli allenamenti) e con relative tifoserie che hanno invaso il palasport. Ecco, per quanto riguarda i tifosi perugini, presenti in circa un migliaio, non sarebbe il caso che si vadano a controllare nei prossimi giorni?

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