Anna Lucia Iacobbi: «Cercasi istruzioni per il rientro»

Pianeta Volley
By Pianeta Volley Aprile 21, 2020 08:00 Updated

Anna Lucia Iacobbi: «Cercasi istruzioni per il rientro»

Iacobbi Anna Lucia

Anna Lucia Iacobbi

In questa straordinaria emergenza sanitaria che ha messo in pausa tutto il pianeta, un capitolo a parte lo occupano gli stranieri fuori patria. Lavoratori, turisti ma anche studenti Erasmus che si sono trovati intrappolati in un paese estero che improvvisamente ha chiuso i propri confini. A vivere questa singolare avventura è la pallavolista marscianese Anna Lucia Iacobbi che sino alla scorsa stagione aveva giocato alla School Volley Perugia in serie B2 femminile: «Sono partita per fare questa esperienza a Lisbona ad inizio febbraio e sarei dovuta restare sino al 31 luglio frequentando la ‘Faculdade de Direito’. Posso dire che quando in Italia cominciavano ad emergere i primi casi la situazione in Portogallo era tranquilla, e la vita scorreva regolare. L’Università funzionava e tutto era abbastanza tranquillo. Quando poi è stata dichiarata zona rossa la Lombardia e alcune altre provincie, ci si è cominciati ad interrogare seriamente sui provvedimenti da prendere. Poco dopo la situazione è cambiata e nel nord della penisola lusitana sono stati rilevati i primi casi (ad Oporto), ma la condizione non era per nulla tragica. Io facevo parte anche della selezione di pallavolo universitaria lisboneta, un gruppo nel quale ero stata accolta a braccia aperte e col quale proseguivo gli allenamenti in grande armonia. Ma non era così dappertutto, è capitato infatti che in farmacia ci dicessero che parlare italiano non era una buona cosa dato che eravamo considerati colpevoli di aver trasmesso il virus in Europa. In seguito tutto è peggiorato, benché i dati del Paese sono tutt’ora molto ridotti rispetto a quelli italiani. Con me c’era il mio ragazzo che era venuto a trovarmi e si è visto cancellare senza preavviso il volo aereo di ritorno, verso l’Italia non c’erano collegamenti aerei in entrata ed in uscita. Ci siamo rivolti al Consolato ma come noi lo avevano fatto in tanti e a nessuno è stata data una risposta, in pratica se ne sono lavate le mani. Alla fine lui è riuscito a tornare trovando un volo con scalo in Francia, col rischio di rimanere bloccato in qualche aeroporto, io invece ho continuato a frequentare le lezioni in modalità online. In quel momento non c’era panico e nessun provvedimento era stato ancora preso in Portogallo, era lasciato all’iniziativa dei singoli attuare misure di contenimento del contagio. Ho chiamato le segreterie universitarie che ci hanno detto di restare tranquilli perché sarebbe stata una situazione transitoria. Quando tutta Italia è stata dichiarata zona rossa un sacco di gente si è messa in moto per rientrare ma ha dovuto affrontare le triangolazioni più disparate. Io per evitare di fare questi viaggi della speranza ho preferito restare ferma, anche perché se fossi rientrata avrei dovuto fare una quarantena obbligatoria e non ho una seconda casa dove poterla fare tenendomi lontano dai i miei familiari. Venerdì scorso ci è stato detto che le lezioni sono interrotte definitivamente per questo semestre e dunque solo ora ci è stato consigliato di tornare a casa. A me non conviene interrompere gli studi perché altrimenti dovrei studiare daccapo tutto di nuovo e rifare gli esami, però adesso non ho più motivo di rimanere a Lisbona. Il 17 aprile ho chiamato dunque la Farnesina che mi ha detto c’era stato un volo di rimpatrio il giorno 15 aprile e che forse ce ne sarebbe stato un altro dopo due settimane. Altrimenti dovrei guardare se Alitalia ha voli da altri paesi europei per capire quale possibilità concreta ci sia. Aspetto dunque il prossimo volo che il Ministero degli Esteri organizzerà per tornare a casa. Ad oggi comunque qui si può ancora uscire per fare una passeggiata».

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