Pallavolo, il concetto di fare squadra

Pianeta Volley
By Pianeta Volley Aprile 29, 2020 10:00 Updated

Pallavolo, il concetto di fare squadra

Ternana Volley (minivolley)

il gruppo di minivolley della Polisportiva Ternana

Giorni difficili per gli atleti, specie quelli in erba che fanno della gioia del movimento la loro espressione vitale, un’esperienza emotiva che interiorizzano e registrano nella memoria corporea. Il gioco è per i bambini il mezzo più efficace per soddisfare il bisogno di esprimersi e di relazionarsi con gli altri attraverso il corpo che è un mezzo fondamentale di azione educativa. Tutto ciò però oggi non è possibile e alla Polisportiva Ternana le allenatrici del minivolley Prisca Mastini ed Arianna Bastianelli mandano un loro pensiero: «La pallavolo ha sempre trovato la sua ragion d’essere nel concetto di squadra, è proprio questo adesso ci tiene ancora fermi. A pallavolo non si può giocare soli e non si può stare lontani, il muro va unito spalla a spalla col compagno, la zona di conflitto va coperta, sulla palla magari si va in due col rischio di scontrarsi, il palleggiatore alza la veloce al compagno che si trova proprio sopra la sua testa, per non parlare del tempo trascorso nello spogliatoio prima e dopo un allenamento o una partita. Per queste ragioni non possono riprendere a giocare nemmeno pallavolisti professionisti, figuriamoci i più piccoli. La pallavolo non è uno sport di contatto, ma è fisico e carico di umanità, dove è necessario darsi una mano quando si cade o quando si sbaglia, darsi una pacca sulle spalle per un attacco sbagliato o abbracciarsi dopo un punto. La pallavolo per i più piccoli, intesi di età ma anche di esperienza, è vicinanza. Si sta vicini quando la giornata è storta e l’allenatore vuole parlarci faccia a faccia, quando facciamo allungamento ammucchiati in un angolo della palestra per far scaldare il gruppo dopo di noi, quando mettiamo le mani una sopra l’altra per un saluto. Avremo pazienza, cercheremo di non usare qualsiasi oggetto per palleggiare, torneremo in palestra con la tempra di chi ha fatto docce fredde in palazzetti improbabili di provincia e quella di chi ha giocato a beach volley alle ore 14 di un giorno assolato nel mese di luglio. La passione non si spegne, ma si trasmette ed è questo il più grande successo di un allenatore».

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