
Si comincia a vedere la luce dopo due settimane di buio completo alla Sir Safety Conad Perugia che in superlega maschile deve riprendere il cammino interrotto e recuperare ancora tre partite di campionato. I block-devils dovranno farlo in fretta, ma la questione non è semplice ed oltretutto c’è da valutare caso per caso quali sono le risposte di ognuno. A cercare di capire quale sia il miglior lavoro da portare avanti è il preparatore atletico Francesco Cadeddu che in una intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport fa delle considerazioni: «Tra i primi fattori valutati al rientro in attività c’è la capacità polmonare per chi ha avuto sintomi, l’avevamo tenuta sotto osservazione questa estate con Atanasijevic. Il percorso è svolto in stretta collaborazione col medico che ci dice quando possiamo ricominciare a svolgere lavoro fisico. I giocatori a casa hanno seguito un periodo di lavoro di 10-12 giorni molto leggero con esercizi di allungamento, soprattutto per chi è stato a letto, perché si sentivano in difficoltà negli spostamenti brevissimi, poi esercizi con elastici simili a quelli con i pesi cambiando velocità e angoli di lavoro. Quelli che stavano meglio hanno avuto bilancieri e dischi per fare un lavoro più simile a quello in palestra. Una volta che un’atleta risulta negativo la prudenza è d’obbligo, tra gli umbri sono in questa fase Ricci e Solé e Russo che non hanno avuto grandi sintomi e anche il loro tono muscolare è buono ma hanno perso tre chili. Da quello che abbiamo visto è il calo medio per tutti. Si valuta ora la capacità polmonare. A questo punto inizia un percorso accelerato per tornare disponibili in una decina di giorni. Il primo obiettivo è consentire alle articolazioni di sopportare lo stress fisico di una partita che è l’urgenza maggiore. Ovviamente si torna subito in palestra ma all’inizio i pesi sono ridotti anche della metà. I tempi per rimettersi in sesto sono imprevedibili. Il discrimine è la gravità dei sintomi e quanto tempo sono dovuti rimanere a casa. Ricci per esempio, pur senza sintomi, ci ha messo 18 giorni a negativizzarsi. Tutti hanno mostrato curiosità per Zimmerman, il secondo regista è stato il solo a non aver avuto mai la malattia. L’unica caratteristica rilevata in lui rispetto agli altri compagni di squadra è che segue un’alimentazione vegana in maniera abbastanza radicale, non sappiamo se possa avere un qualche collegamento ma sarebbe interessante vedere se c’è una relazione con la resistenza al virus, ovviamente questo è un lavoro che spetta a medici e ricercatori».