
II ‘prof globetrotter’ è tornato a casa, preparatore atletico fidentino, dopo otto stagioni in giro per l’Europa, ha scelto di ripartire dall’Italia, sposando il progetto della Sir Safety Conad Perugia, corazzata che sogna lo scudetto e la champions league e intanto ha assaporato la prima gioia stagionale conquistando la coppa Italia nella finale contro Trento. In una recente intervista Sebastiano Chittolini ha detto: «Perugia può vincere tutto». Nessuna voglia di ostentare la superiorità della sua squadra, in queste parole. Ma la consapevolezza di una oggettiva forza, testimoniata dal molino di marcia in superlega maschile, dove gli umbri hanno ottenuto ventidue vittorie (su ventiquattro incontri disputati). A guidare questo collettivo meraviglioso è il serbo Nikola Grbic. «Un allenatore esigente, che non ama fare troppi complimenti ai suoi collaboratori ma che dimostra in mille altri modi, più sinceri e concreti, di apprezzare il lavoro svolto in palestra. Lo conosco da quando giocava a Milano, nel 2001. All’epoca studiavo ancora Scienze Motorie e facevo le mie prime esperienze accanto a papà Gian Paolo, preparatore di quella squadra». Ma l’arrivo a Perugia di Chittolini è slegato dalla pregressa conoscenza con il tecnico. «La società mi aveva cercato almeno quattro volte, negli anni scorsi. In Italia, per quanto riguarda il mio ruolo, il mercato va però sempre per le lunghe, quando si pianifica una stagione il preparatore atletico viene scelto e ingaggiato solo dopo che si è pensato all’allenatore, ai giocatori e a tutto il resto. A forza di aspettare, il rischio di ritrovarsi senza squadra è altissimo». Chittolini è reduce da due campionati vissuti in Turchia, nello Ziraat Bankasi allenato dall’italiano Giampaolo Medei dove ha messo in bacheca il titolo nazionale. Una perla che si aggiunge alle altre collezionate in carriera, due coppe Cev, a Roma e Mosca, scudetto e coppa Italia femminili a Piacenza, titolo e coppa nazionale con le polacche del Police e un campionato europeo con la nazionale russa femminile. Gli anni lontano dall’Italia sono stati entusiasmanti. «Però ad un certo punto, ho sentito il desiderio di tornare, sognavo di farlo. Il confronto con un diverso modo di concepire la pallavolo e il lavoro sul campo ha arricchito il mio bagaglio di professionalità, ho avuto la fortuna di lavorare in contesti eccellenti, ma avevo bisogno di nuovi stimoli. E il campionato italiano rappresenta il top, per qualità dei giocatori e organizzazione dei club». A proposito di giocatori, Perugia ne ha uno che sposta gli equilibri, lo schiacciatore cubano Wilfredo Leòn. «Il pallavolista più forte attualmente in circolazione. Un’atleta completo e un ragazzo straordinario, generoso, disponibile, con una grande umanità e cultura del lavoro. Con lui si è instaurato un feeling speciale, è un amico». Ma non è solo grazie alla sua media punti che Perugia vola. «La società, ormai da anni, si trova ai vertici della scena nazionale e internazionale. Vivendola dall’interno, ho capito perché, c’è passione, ci sono competenze ed una gestione virtuosa. E poi un pubblico appassionato. A Perugia, città a misura d’uomo che sto imparando ad amare, è vero che il calcio ha una grande tradizione, eppure, la pallavolo ha fatto breccia nel cuore degli sportivi, la gente ci segue, viene al palazzetto. Qualche giorno fa mentre mi trovavo all’ufficio postale, sono stato avvicinato da un signore che mi ha fatto i complimenti. Ma da quando il preparatore atletico di una squadra viene riconosciuto per strada? Questo restituisce la misura dell’affetto dei tifosi».