
La delusione è tanta per una coppa Italia che è sfumata clamorosamente, inutile nasconderlo, ma apparentemente atleti e tecnici della Sir Safety Susa Perugia hanno già metabolizzato la sconfitta, quasi che se l’aspettassero. I block-devils si sono detti amareggiati per l’epilogo della competizione e guardano avanti, cercando di gettarsi alle spalle il fine settimana tremendo. Di certo è questa l’unica ricetta possibile se si deve pensare agli obiettivi che si avvicinano, ma è anche ovvio che la tifoseria non smetta di rimuginare sulla batosta rimediata in semifinale. La cosa che balza più all’occhio non è tanto la prima battuta di arresto della stagione, quanto essere arrivati scarichi all’appuntamento più importante. Difficile dire se più mentalmente che fisicamente, sta di fatto che la preparazione all’evento non è andata a buon fine. E dire che da ormai settimane tutti ripetevano che il lavoro svolto era focalizzato al trofeo di fine febbraio. Obiettivo steccato. Tutto il contrario di Piacenza che sicuramente sino alla scorsa settimana aveva registrato un cammino anonimo, ma al momento che conta ha tirato fuori due gare perfette rifilando altrettante scoppole a Perugia e a Trento. Lo sconforto del presidente Gino Sirci è evidente: «Ero assolutamente convinto che ce l’avremmo fatta. La squadra è entrata in campo con la sicurezza di aver già vinto. Ci siamo bruciati contro una rivale che ha trovato il modo di rimettersi in piedi e che può fare male a chiunque. Dalla parte nostra è difficile dire se si sia salvato qualcuno. Abbiamo gettato al vento la partita. Non c’eravamo con la testa. Piacenza ha avuto fame di vincere, si è dimostrata aggressiva e ha giocato col cuore. Il fondamentale della battuta è stato l’emblema della gara, loro hanno servito benissimo, noi non abbiamo fatto altro che sbagliare. Anastasi ha cercato di fare qualcosa ma non è bastato. I giocatori avrebbero dovuto dimostrare più maturità. È una lezione pesante, una prestazione del genere non deve più ripetersi. Ora non possiamo fare altro che guardare avanti».