Angelo Lorenzetti: «Perugia non è un carro armato»

Lorenzetti Angelo (ghigno)
Angelo Lorenzetti (foto Michele Benda)

Sale l’entusiasmo in vista della seconda giornata del campionato di superlega maschile con la Sir Susa Scai Perugia che attende l’abbraccio dei propri tifosi. Alla vigilia dell’appuntamento che vedrà giungere a Pian di Massiano la rivale storica Civitanova Marche ha parlato il tecnico Angelo Lorenzetti: «Torniamo a giocare in casa, è tanto tempo che siamo lontani dal nostro pubblico. Le partite della stagione regolare sono tutte uguali, valgono tre punti. Dobbiamo approcciare alla gara con l’idea di quello che abbiamo imparato l’anno scorso, pensavamo di aver costruito delle sicurezze nel gioco, ma nei play-off entrano in campo emozioni più forti. La settimana della semifinale scudetto ci ha insegnato che dobbiamo trasformarci, nella tipologia di gioco, nell’utilizzo dei giocatori, nell’abbandonare certe abitudini, certi ragionamenti. È qualcosa di non complesso ma sicuramente necessario da costruire. È chiaro che si pensa sempre ai punti, però la classifica non deve venire prima della necessità di cambiare. Le avversarie hanno allestito formazioni potenti, non solo in attacco ma anche al servizio, gioco forza dobbiamo cambiare delle cose. Questa estate abbiamo assistito a dei cambiamenti, la Polonia ha vinto la Vnl, dopo che aveva perso quasi tutte le partite in casa. L’Italia ha vinto il mondiale con una battuta che in precedenza non era stata eccelsa. La Bulgaria è esplosa con una squadra giovane e fisica, segno che la pallavolo va verso una potenza sempre più elevata. Alcuni miei giocatori sono arrivati tra le migliori quattro, c’è un senso di orgoglio ma anche di egoismo, perché sai che quelle partite fanno crescere. Come ci siamo detti con lo staff, il fatto che l’Italia abbia vinto il mondiale è qualcosa che ci deve rendere orgogliosi ma anche grati di poter stare in questo ambiente. La presenza in nazionale è essenziale, si lavora metà stagione con le nazionali e metà coi club, e chi non partecipa rimane indietro, non c’è ombra di dubbio. Non si migliora solo nei club, ma anche tanto d’estate, e questo interessa Perugia perché non abbiamo tanti atleti nelle nazionali. Il cambiamento che vogliamo produrre dobbiamo farlo dentro una stagione regolare che per tanti di noi è un nuovo inizio, quando stai fermo quattro mesi e gli altri hanno pedalato parti in ritardo. L’immagine di Perugia “carro armato” in termini di potenza, è un’immagine non più corretta. E allora, se tu non hai il carro armato ma devi combattere, devi farlo con l’artiglieria. Non significa che non ci sia talento, ma bisogna diventare più tecnici e più tattici. Parlare di miglioramenti in un contesto di giocatori di buon livello, vuol dire scardinare delle abitudini. Chi si abitua poi si spegne, a noi è successo in quella settimana della semifinale play-off. Serve fare un salto di qualità, la capacità di entrare e uscire dalla partita non è un talento innato di questi giocatori, ma qualcosa che si costruisce. Non conta se parti titolare, ma quando entri devi accendere la luce. Monza ci ha dato delle indicazioni. Dopo la tournée in Giappone abbiamo riposato un po’, lavorato due o tre giorni, e come tutte le squadre siamo in fase di apprendimento. Nel frattempo, bisogna giocare e fare punti. Ho detto ai ragazzi che bisogna sviluppare la capacità di vincere, di voler vincere, di non subire, e bisogna tirarla fuori. La gara contro Civitanova Marche di domenica produce punti, e quindi dirà qualcosa sui valori della classifica. Quest’anno partite pesano di più, è evidente, sicuramente sarà una partita tecnicamente di alto livello, complicata, loro giocano bene e fanno cose difficili da contrastare. Le battute sopra una certa velocità sono più difficili da ricevere, aumentando la velocità aumentano anche gli errori. Dobbiamo limitarli, sapendo che non li elimineremo del tutto. Civitanova Marche ha un gioco veloce, variato e una buona ricezione. Noi non abbiamo quella potenza di battuta e dobbiamo cercare una strategia utile, non significa fare break a ogni servizio, ma trovare equilibrio. Quest’anno è il venticinquesimo da allenatore, sono insieme a giocatori sempre nuovi, sempre più giovani, che mi costringono a cambiare non solo come allenatore ma anche come persona, perché il loro mondo cambia. Non devo giudicarlo, ma capirlo. Ci sono sempre più giocatori bravi, perché in questi ultimi anni il lavoro estivo con le nazionali è aumentato. Una volta poche nazionali lavoravano tanto, ora tutte. Questo fa crescere molti giocatori. Per conoscerli bisogna studiare, ed è bello. Dico sempre ai ragazzi, cambia se non vuoi essere cambiato. La gestione delle risorse è qualcosa che mi coinvolge direttamente, devo fare un salto di qualità, frenarmi un po’ nel lavoro perché la stagione lo impone. Non parlo solo di gestione in campo, ma anche di allenamenti, post-trasferte e post-partite. Ho giocatori bravi, devo fidarmi di loro, se andassi coi ritmi degli altri anni, potrei incorrere in qualche problema di troppo, e non lo vogliamo. Ho chiesto al mio staff di aiutarmi e ai ragazzi di essere consapevoli, con meno lavoro ci vuole una risposta individuale. Mi sono un po’ stancato che gli altri si nascondano dietro Perugia, non siamo la squadra da battere, sono cambiati gli investimenti e i roster delle avversarie. Non dobbiamo cascare in questa trappola».