La crisi sgonfia il pallone ed uccide il volley

Pianeta Volley
By Pianeta Volley Giugno 19, 2012 14:58

Palla (sgonfia)La Sisley Treviso se n’è andata così, quasi in silenzio, dopo dodici mesi di sostanziale agonia. Chiamarla Sisley Belluno, com’era accaduto nel campionato appena concluso, era già di per sé abbastanza sgradevole e antistorico. Giovedì scorso la Sisley è sparita dalle carte geografiche del volley, portando con sé 25 annidi trionfi, fra cui 9 scudetti e 4 tra coppe dei campioni e champions league. Crisi economica, scarso interesse di sponsor e partner, pubblico in calo, stelle che se ne vanno: cala il sipario, allora, perché qui, a differenza di quanto accade nel calcio, non esistono lodi Petrucci o benefici per chi ha un bacino d’utenza di dimensioni consistenti. Così anche la M.Roma («Non esistono più le condizioni affinché si possa trovare un supporto per fare pallavolo ad alti livelli», le parole del presidente Massimo Mezzaroma) non si è iscritta al prossimo campionato di Al maschile, privando il torneo dell’ultima metropoli rimasta in pista. Cosa significa? Che la serie A1 2012-2013 vedrà iscritte 12 squadre, sarà un torneo senza retrocessioni e, Trento e Perugia a parte, al via non vedrà nessun’altra società espressione di un capoluogo di regione. Ecco allora, se non salteranno, di qui al 4 luglio, altri club, un campionato mai così provinciale: Cuneo, Latina, Macerata, Modena, Perugia, Trento, Verona e Vibo Valentia, quindi due città dal passato vincente come Piacenza e Ravenna, poi Castellana Grotte e San Giustino. Il sud sarà rappresentato solo da Vibo Valentia e Castellana, non vi saranno club di regioni come Lombardia, Toscana, Campania, Sicilia, Sardegna e sarà Verona la… metropoli del torneo. Milano giocherà in una serie A2 formata quasi solo da piccoli centri, mentre di Roma, Napoli, Firenze e Bologna non v’è traccia in serie A. Purtroppo il dato di fatto è che la pallavolo nostrana non tira più e nulla o poco rende alle aziende che decidono di investire a qualunque titolo nei vari club, e nell’ultimo anno la crisi ha vissuto il suo apice quando alcuni grandi gruppi industriali da sempre mecenati del volley, come Benetton e Gabeca, hanno scelto la via del disimpegno. La lettera con cui a marzo Giulia Gabana, presidente di Acqua Paradiso Monza e di un gruppo, Gabeca, che a lungo ha messo denaro e passione in questo sport, annunciò l’addio del gruppo creato da papà Marcello, dice tutto: «Questa dura crisi economica ha colpito anche le nostre aziende e nel tentativo di preservare le nostre attività in un momento così delicato, questa società si trova a non poter più intraprendere questo percorso sportivo perché costretta ad impiegare tutte le sue forze alla salvaguardia di un gruppo e tante famiglie». Benetton stessa ha scelto di concentrarsi sul suo core business e infine, è notizia di giovedì, persino il presidente di Modena, altra città storica del volley, Giuliano Grani ha annunciato dopo sette anni un passo indietro, lasciando tutto nelle mani del socio Pietro Peia: «Ho tante attività che richiedono la mia presenza, ho sempre cercato di fare il massimo ma oggi non ci riesco più». Modena andrà avanti, ma ridimensionando. E il livellamento verso il basso diventa una triste realtà. Secondo alcune analisi del mercato delle sponsorizzazioni sportive in Italia, nel volley (come nel basket) spesso i ricavi da sponsor rappresentano il 40-50% del ricavi nel budget di un club professionistico, quando nel calcio ad esempio incidono fra il 15 e il 20%. Decisamente troppo e, se si considera che tra il 2008 e il 2011 la contrazione degli investimenti degli sponsor nello sport è stata del 25,4% (fonte Stage Up), fa ancora più riflettere il dato secondo cui il volley ha subito un calo di circa il 40% nel medesimo periodo. Ecco perché se, per motivi aziendali odi mancati ricavi di ritorno, fuggono gli sponsor, spariscono società gloriose e i campioni scelgono l’estero. Zygadlo, Vissotto, Anderson ed Esko se ne sono andati in Russia, Omrcen ha scelto il Giappone, mentre è rimasto Juantorena, dopo avere a lungo pensato di lasciare Trento. Ma sino a quando resisterà al richiamo di campionati più lucrativi e competitivi? A preoccupare, poi, è l’indifferenza che fa da sfondo ad una situazione allarmante: la perdita di una realtà di tradizione e successo come Treviso ricorda, ma in maniera anche più grave, la sparizione di Parma, alcuni anni fa. Ha un problema di visibilità, il volley, ma anche di regole discutibili, in fondo: la scorsa serie Al, con 14 squadre iscritte, ha visto qualificati ai play-off 12 club, con una regular season utile solo a decidere le alla post season stessa, se poi per due settimane a fine stagione anche la dodicesima classifica deve avere la possibilità, teorica, di estromettere la prima giocando partite fenomenali magari solo in due gare di play-off? Perché, al di là della difficoltà nell’andare a caccia di soldi che non ci sono, tante cose andrebbero ripensate.

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By Pianeta Volley Giugno 19, 2012 14:58