Claudia Ubaldi: «Usiamo bene le mascherine»

Pianeta Volley
By Pianeta Volley Marzo 31, 2020 12:00 Updated

Claudia Ubaldi: «Usiamo bene le mascherine»

Ubaldi Claudia

Claudia Ubaldi

Che sia cambiato il metodo di approccio verso la professione medica è evidente, nessuno si rivolge a strutture sanitarie per cose di lieve entità, i dottori sono diventati merce pregiata e da tutelare. Ma anche l’approccio degli stessi operatori sanitari è cambiato. Nella medicina generale gli ambulatori si sono organizzati azzerando quasi del tutto gli accessi, aumentando esponenzialmente le consulenze telefoniche, inviando le ricette per e-mail, accordando l’appuntamento solo alle visite indispensabili. Negli ambienti si fanno le pulizie e l’igienizzazione almeno due volte al giorno (prima una volta alla settimana) e anche molto più accurate rispetto a prima. Dopo aver appeso nel 2018 le scarpette al chiodo, ultimo anno a Penna in Teverina in serie C femminile, Claudia Ubaldi ha intrapreso la professione indossando il camice ed ora lavora ad Amelia: «La situazione sul territorio è molto complessa, i pazienti sono molto spaventati lo dimostrano le tante chiamate per disturbi d’ansia e attacchi di panico, noi d’altra parte lavoriamo con un po’ di paura in quanto i dispositivi di protezione individuale di cui ci hanno dotato sono insufficienti. Non tutti i pazienti affetti da Covid-19 presentano il classico quadro clinico con febbre e tosse, inoltre c’è l’enorme problema degli asintomatici, per questo ogni visita è a rischio. C’è anche il problema dei sintomatici tenuti a casa ma non sottoposti a tampone e che quindi non sappiamo se sono positivi oppure no (ho diversi pazienti che presentano tosse e febbre da qualche giorno, non hanno effettuato tampone perciò vivono con la preoccupazione di essere infetti e di non poter essere visitati per tale motivo). Da qui la necessità di aver a disposizione più dispositivi di protezione individuale (dpi) per noi medici e di effettuare più tamponi possibili per accertare più casi positivi possibili (a tal proposito avremo a breve a disposizioni nuovi test rapidi per la diagnosi del Sars CoV-2). Speriamo a breve di attivare sul territorio delle unità speciali di medici e infermieri (Usca) per l’assistenza domiciliare ai pazienti positivi allo scopo di monitorare più efficacemente gli stessi (per ora assistiti solo telefonicamente), prevenendo in tal modo le complicazioni respiratorie e quindi il ricovero ospedaliero. Ci sono stati cambiamenti nella nostra attività, tutti noi medici oggi lavoriamo con mascherina e guanti, quando visitiamo i pazienti le facciamo mettere anche a loro, soprattutto nelle visite domiciliari. Nelle situazioni più dubbie e rischiose bisogna indossare il kit di protezione, con cuffia, cappa, occhiali, tuta e mascherina con valvola. Ci sono complicazioni che capitano quando fai la guardia medica, sono le constatazioni di decesso perché in tanti casi sono incerte le cause di morte e potrebbero esserci dei Covid-positivi non riconosciuti; dobbiamo pertanto far uscire tutti dalla stanza, areare il locale per almeno un’ora, e avere molta attenzione». In questi giorni nei quali c’è maggior tempo a disposizione per leggere, e c’è anche maggior sensibilità al contesto sanitario, ci sono alcuni consigli pratici che non devono essere fraintesi. «Quando si va a fare spesa è sufficiente indossare la mascherina di tipo chirurgico che funge da barriera meccanica ed i guanti monouso che molto spesso si trovano anche prima di entrare al supermercato. Quello che voglio sottolineare è però che per la popolazione comune non c’è necessità di usare la mascherina col filtro (Ffp2 ed Ffp3), quelle sono riservate solo al personale sanitario e da utilizzare esclusivamente in casi particolari. Se non si osserva scrupolosamente il distanziamento sociale c’è infatti il rischio di contrarre il virus sui filtri e quando vai in giro può essere motivo di contagio verso gli altri, non ha senso utilizzarle e può anche essere pericoloso. Qualcuno continua a non capire come bisogna comportarci, ma devo dire che la quasi totalità della popolazione ha reagito bene e oggi sa quanto sia importante chiamare prima il medico di famiglia e poi la struttura preposta, senza presentarsi in ambulatorio o pronto soccorso. Conoscevo un signore che è morto di Coronavirus ad Amelia e i suoi parenti non lo hanno più visto da quando fu ricoverato in ospedale, non hanno potuto nemmeno fargli il funerale, è gente non solo ha dovuto sopportare un dramma, ma vive anche nel panico, sono situazioni difficili».

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