Simone Santi, un carriera col fischietto

Pianeta Volley
By Pianeta Volley Aprile 27, 2021 08:00 Updated

Simone Santi, un carriera col fischietto

Santi Simone

l’arbitro tifernate Simone Santi (foto Maurizio Lollini)

Una bella chiacchierata con uno degli arbitri più prestigiosi che l’Umbria abbia mai espresso è stata pubblicata sul sito Visto dal Basso, ne riportiamo il contenuto grazie all’autorizzazione concessaci.

Simone Santi, una vita sul seggiolone tra fischi e sorrisi. L’arbitro e giornalista tifernate, che collabora con Umbria Tv, ha diretto la sua ultima partita di pallavolo in occasione della finale scudetto femminile tra Novara e Conegliano Veneto dopo aver diretto di tutto a livello nazionale ed internazionale. Si è soliti celebrare i giocatori che abbandonano il campo, ma è doveroso anche rendere omaggio alla figura dell’arbitro. La pallavolo italiana ne ha avuti molti eccellenti, questa intervista è anche un viaggio nel tempo, sfogliando l’album dei ricordi di una prestigiosa carriera, frutto di inesauribile passione e di tanti sacrifici.
«Ho iniziato arbitrare nel 1982 a sedici anni, contemporaneamente giocavo anche a basket, ho sempre fatto sport da bambino. Prima pallacanestro e poi pallavolo. I miei allenatori sono stati il maestro dello sport Fausto Polidori, il professor Giuseppe Cuccarini. Poi ho iniziato anche ad arbitrare. C’era un grandissimo arbitro che era anche un prete Don Bruno Bartoccini, purtroppo scomparso, lui arrivò fino alla serie A. Nelle manifestazioni che ci sono in Umbria, e ci sono ancora oggi, come il torneo Francesca Fabbri e altri, mancavano gli arbitri, mi invitavano ad andare ad arbitrare, e così cominciai per gioco. Venivano a vedermi ogni tanto anche i responsabili locali del settore. Gli piaceva come arbitravo così ho deciso di proseguire questa bellissima avventura. Ho cominciato come detto nel 1982, sono stato promosso in serie A nel 1994 e la prima gara, nel 1994 appunto, fu in A2 femminile. A Bari, mi ricordo come adesso. Invece la mia prima avventura internazionale dopo il corso, nel 2001, fu una qualificazione pre-juniores a Lubiana, in Slovenia. Il più bel ricordo in assoluto dal seggiolone indubbiamente l’ho vissuta all’Olimpiade di Londra, una grandissima emozione quella provata all’interno delle Courts (Earls Court Exhibition Center, ndr) ho arbitrato otto gare, sono stato quello che ne ha arbitrate di più. Il ricordo dell’Olimpiade, della semifinale tra Brasile e Giappone è veramente indimenticabile. Sinceramente non ho ricordi brutti perché io quando andavo arbitrare andavo sempre felice concentrato assolutamente fino all’ultima gara con una voglia di far bene di lasciare sempre un bel ricordo quindi sempre felice sempre sorridente. La partita più difficile da gestire è stata una, internazionale. Vado a rivederla ogni tanto su YouTube. Mi viene la pelle d’oca ancora oggi. Era una World League, mi mandarono a Teheran, in Iran a dirigere un Iran-Stati Uniti. Erano anni e anni che non c’era l’inno nazionale americano in Iran, erano anni che una bandiera americana non veniva issata in Iran. Quindi c’era una tensione incredibile, mi ricordo i controlli di sicurezza, una cosa spaventosa. Nell’impianto sportivo era una cosa impressionante, pieno di gente, rumorosissimi, grandi tifosi. Però è uno dei ricordi più straordinari che ho, al momento dell’inno americano, che tutti temevano, c’è stato silenzio e alla fine l’applauso del palasport. E tutti questi ragazzi iraniani che alla fine della gara volevano toccare e applaudivano i giocatori americani. Un’emozione veramente straordinaria. Ogni lavoro richiede sacrifici, io ho dovuto rinunciare ad andare spesso con i miei amici, specialmente tempi della serie B, quando ero un ragazzo e il sabato sera non potevo uscire perché le partite di pallavolo di serie B si giocano prevalentemente il sabato, anche di sera e lontano. Nel tempo qualcosa ho rubato un po’ anche alla famiglia anche se erano tutti avvisati di quello che mi aspettava, della carriera che stavo facendo. In ogni caso devo dire di essere stato assolutamente ben ripagato. Con qualche giocatore, grazie ai social, mantengo ancora oggi rapporti. Ad esempio tra gli stranieri Spiridonov, il giocatore russo che dentro al campo ti faceva impazzire ma fuori era una persona simpatica, spiritosa. Vermiglio, in campo non era personaggio facile, se la prendeva con l’arbitro o con chiunque, anche con la tribuna. Fuori dal campo però è una persona straordinaria. Se devo fare dei nomi di giocatori corretti cito il brasiliano Vissotto, persona squisita, e poi Mossa de Rezende, con me è sempre stato un giocatore impeccabile».

La carriera in cifre
Ha arbitrato 18 finali scudetto, diretto 619 partite in serie A, 540 di queste in A1 o superlega, 111 gare di play-off, 6 finali di coppa Italia, a livello internazionale più di 100 partite di champions league, 3 mondiali seniores uomini, tra cui la finale iridata di Italia 2010, la semifinale ai mondiali di Polonia 2014, tre finali di european league, l’Olimpiade di Londra 2012 dove ha diretto otto partite, una finale del mondiale femminile per club di Zurigo 2016, due world cup e una grand champions cup in Giappone, oltre 80 gare tra world league e volleyball nations league, la finale della world league di Argentina 2017.

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